Abigail Zammit

The Maltese Venus is a fertility goddess variously known as ‘The Sleeping Lady’ and ‘The Fat Lady’, statues and figurines of which have been found in many Maltese Neolithic temples, amongst them the Hypogeum of Ħal-Saflieni, a sanctuary and necropolis located in Paola, the earliest remains of which date back to 4000 BC.
La Venere di Malta è una dea della fertilità variamente nota come ‘La signora dormiente’ e ‘La signora grassa’. Sue statue e figurine sono state trovate in molti templi neolitici a Malta, tra i quali l’Ipogeo di Hal-Saflieni, un santuario e una necropoli a Paola, i cui più antichi resti risalgono al 4000 AC.
da Portrait of a Woman with Sea Urchin
The Maltese Venus
Colossal Venus, Standing
Go on. Measure me across
hips and thighs. There’s no
part of me you’ll be comfortable
with. Even my pleasure’s too loud,
uncontainable. I turn museum walls
into a bedroom: sighs and screams,
inhuman pants, chimp laughter!
This tingling below your skull
is me: squeaks and squeals that might
unmake you. My raunchiness irks you
beyond language. The rules
you’d make me wear! My base,
my oh-so-in-your-face, my too-flat
breasts, my toes, my nakedness.
La Venere di Malta
Venere gigantesca, in piedi
Su, avanti. Misurami
anche e cosce. Non c’è
parte di me che ti metta a tuo agio.
Perfino il mio piacere è troppo urlato,
incontenibile. Trasformo pareti di museo
in camere da letto: sospiri e strilli,
ansiti disumani, risate scimmiesche!
Quel formicolio alla base del tuo cranio
sono io: mugolii e gemiti che potrebbero
sfibrarti. La mia indecenza ti irrita,
ma non hai parole per dirlo. Le regole
che vorresti impormi! La mia volgarità,
la mia impudenza, il mio seno troppo
piatto, le dita dei miei piedi, la mia nudità.
Seated Goddess, Multiplied
Let me have no single
part of you. I want you all.
You are my brief phase.
Keep your rose and cultured gardens.
I am half spine, half wild flower.
You say narcissus turned female,
I say daisy, poison ivy, the
heal-all that will only remedy
its own sores. Hear me out.
This dipping of yourself
is permitted if, and only if,
it lets me whet my forefinger into
a universe of blood and sap.
This is my garden, my exodus.
Dea seduta, moltiplicata
Una sola parte di te
non mi basta. Ti voglio tutto.
Tu sei la mia fase breve.
Tieniti pure i tuoi roseti ben curati.
Per metà io sono spina, per metà fiore di campo.
Tu dici narciso fatto donna,
io dico margherita, edera velenosa,
il toccasana che cura solo
le proprie ferite. Ascoltami bene.
Ficcarti
ti è concesso se, e solo se,
mi lascia infilzare il dito
in un universo di sangue e linfa.
Questo è il mio giardino, il mio esodo.
Headless Venus, with Shaft
Look: here’s my lipid storage tank.
Further down, the damp triangle
where I’ve grown too much hair.
You say cactus-tongued. I say,
a remedy for the scratches I’ve endured.
You say, too many removable heads,
only one hole. I say, this is how I stand
before turning from you.
Even headless, I am beautiful
and strange. My nipples pucker
with the past. I wake to want you
gone. This is how the moon
drains the tragedy of stars,
how I reclaim their light.
Venere senza testa, con asta
Guarda: ecco il mio serbatoio di lipidi.
Più in giù, l’umido triangolo
fin troppo peloso.
Tu dici, dalla lingua di cactus. Io dico,
rimedio contro i graffi che ho sofferto.
Tu dici, troppe teste amovibili,
un solo buco. Io dico, è così che io sto
prima di allontanarmi da te.
Anche senza testa, sono bella
e strana. I miei capezzoli si raggrinzano
col passato. Mi sveglio e ti voglio
sparito. È così che la luna
assorbe la tragedia delle stelle,
così che io reclamo la loro luce.
Sleeping Goddess, Miniature
I need you only for eight orbits, time
enough to lure me out of slumber,
lift my pleated skirts. I’ve been
sculpting my hips to have you part them.
You’ve been honing your brain
to lay me down where you can dig
the hardest. Soon, we’ll be rubbing bellies.
There’ll be frolicking and pain, the yelps
of newborns, then earth will call you to battle
its obdurate soil, its limestone.
And you’ll be flint man again, hard,
easily fractured. I’ll be fat lady, lying
woman, all curves and careful melding,
feet curled beneath my pear-thighs,
tucked in like buds that I may not flower
at the wrong time, the inopportune season.
I know how to wait, who to wait for.
Dea dormiente, miniatura
Mi servi solo per otto orbite, quanto
basta per indurmi a un dolce risveglio,
sollevare l’ampia gonna. Ho
scolpito le mie anche perché tu le separassi.
Hai aguzzato l’ingegno per avermi là
dove il tuo affondo è più forte.
Tra poco sfregheremo pancia contro pancia.
Ci sarà piacere e dolore, mugolii
di neonati, poi la terra ti chiamerà ad affrontare
il suo suolo ostinato, la sua pietra calcarea.
E tu sarai di nuovo uomo selce, duro,
frangibile. Io sarò signora grassa, donna
sdraiata, tutta curve e tenerezze,
piedi rannicchiati sotto le cosce a pera,
racchiusi come gemme perché io non sbocci
al momento sbagliato, alla stagione inopportuna.
So come aspettare, chi aspettare.
Sleeping Venus in Love
It’s like swallowing the moon. The world
is darker. I’m full of eclipses, shadows, snags
of sky-story. Stream-signed, my thighs, buttocks,
pimples and wrinkled skin. I’ve lain too long,
longing, reeking of mildew, spent lust.
I, born from cracked shell, prone to salt-bite,
heat-lice, hot-in-the-mouth kiss, want cooling.
Come, give me. Water down my throat.
My belly’s scarred, a plague of hives.
I hear tremors: heavy antelope, thunder elephants.
Have swallowed the moon. Am waning goddess, smudged pigment. Land’s this celestial body
whorling away from me, and I’m stuck here
mooning, sleeping. Will I never come?
Venere dormiente, innamorata
È come inghiottire la luna. Il mondo
è più buio. Sono piena di eclissi, ombre, strappi
nel racconto del cielo. Smagliature in cosce, glutei,
fossette e grinze. Troppo a lungo ho giaciuto qui,
avida di desiderio, con fetore di muffa, voglia appassita.
Io, nata da conchiglia dischiusa, incline al morso del sale,
a pidocchi di calore, baci ardenti, ho bisogno di rinfrescarmi.
Vieni, dammi. Versami acqua giù in gola.
Ho cicatrici nella pancia, un tormento di orticaria.
Sento tremori: trotto di antilopi, tuono di elefanti.
Ho inghiottito la luna. Sono dea calante,
pigmento sbavato. La terra è un corpo celeste,
un vortice che si allontana da me, e io sono incollata qui
a trastullarmi, a dormire. Verrò mai?
Sleeping Woman Wants to Nap
some nights I’m earthenware
vestiges of jug
earring
night-sky demands forms
constellations
the exact time in milliseconds
purple shudders into
daybreak
but I am tinnitus
tingle
sprung flesh from viper tooth
the faithful covet favours
prophecies
solstices bringing rain
warmth that’s not scalding
the sweet descent
of dew
I weep to sleeping dolmens
contemplating brass hoops
the weightlessness
of fear
the dead energy
of stone
Abigail Ardelle Zammit
Donna addormentata vuole fare un pisolino
certe notti sono terracotta
vestigia di brocca
orecchino
il cielo notturno esige forme
costellazioni
il tempo esatto in millesimi di secondo
quando un fremito purpureo fa
alba
ma io sono tinnito
brivido
carne scaturita da dente di vipera
i fedeli bramano favori
profezie
solstizi che portino pioggia
calore che non bruci
il cadere dolce
della rugiada
Io piango a dolmen dormienti
contemplando cerchi di ottone
l’imponderabilità
della paura
l’energia morta
della pietra
traduzione di Giorgia Sensi
Abigail Ardelle Zammit è nata e lavora a Malta dove è docente di inglese al G.F. Abela Junior College, e Visiting Lecturer in Creative Writing all’Università di Malta. Scrive in inglese. Nel 2005 ha ottenuto un Master in Creative Writing dall’Università di Lancaster , UK, e di recente un PhD dalla stessa università. Nel 2007 ha pubblicato la raccolta Voices from the Land of Trees (Smokestack, UK), ispirata dalla guerra civile in Guatemala durata trentadue anni. Nel 2015 ha pubblicato la sua seconda raccolta, Portrait of a Woman with Sea Urchin (Sentinel, UK), che ha vinto il secondo premio nel Sentinel Poetry Book Competition. Oltre a poesie su temi diversi – luogo, memoria, desiderio – questa raccolta contiene due sequenze: una sulla seconda guerra mondiale, come è stata vissuta a Malta, e la seconda sulla dea maltese della fertilità, nota come The Sleeping Lady, The Fat Lady o The Maltese Venus. Tra le due raccolte, Abigail Ardelle Zammit ha pubblicato diverse poesie su riviste di poesia internazionali, o online, quali
http://www.sillitoe.com/1st-prize-abigail-zammit/.
http://montrealprize.com/wp-content/uploads/2015/08/Sleeping-Woman.pdf
http://www.inksweatandtears.co.uk/pages/?p=726
http://montrealprize.com/wp-content/uploads/2015/08/Sleeping-Woman.pdf
In Italia alcune sue poesie dalla prima raccolta Voices from the Land of Trees, sono state pubblicate dalla rivista Atelier, nel 2015, per la traduzione di Giorgia Sensi.
Il suo sito web è https://abigailardellezammit.net
1 comment
Grazie mille Giorgia. E un’onore averti come traduttrice! E grazie anche all’editoriale di questo meraviglioso sito. Abbie (Malta)