Andrea Petrella

-Ascoltami-
Ascoltami, amore.
Sbirciamo in questa ammirabile
ammucchiata di stelle,
da una spiaggia cercando una scritta
per trovare una spiegazione
a queste sere sulla sabbia.
Ascoltami, amore.
Proviamo a immaginare
linee che formano lettere
e chiudono corpi celesti
in infiniti racconti
in queste sere sulle tue labbra.
Perché occhi castani come i tuoi
li ho visti solo da una spiaggia
fissando il cielo a San Lorenzo.
Mentre cadevano –a migliaia- le pupille
e tutti, sdraiati, chiedevano favori,
io giuravo di amarle.
Ma mi ignoravano
e si tuffavano tra le onde quasi divertite.
Ascoltami, amore.
Spogliamo scheletri di stelle
Frugando nelle loro costole bianche
il segreto per cadere
mentre tutti
ci aspettano
ci ammirano
ci amano.
.
-Primavera-
Un petalo portato dal vento
le sfiora la schiena nuda;
un breve –piccolo- brivido
la cinge di tremore.
Una poesia.
-Tre e venticinque-
Piangendo ti sogno piangente
fissare un soffitto
riposare stanco
a nasconderti la luna.
Un brivido di sonno
ti sfiora la pelle bianca
ma i capelli, sparsi sul cuscino,
incorniciano la voglia
di essere altrove.
Non è l’insonnia
a non lasciarti al riposo,
l’insonnia ti lascia nei pensieri
e i tuoi occhi
stanchi di tutto il patire
non ne usciranno
stanotte.
-Solo cieli-
Di mattina non c’eri
con te se ne erano andate
anche le nuvole,
e io a chiedermi in cosa
cercare il tuo ritratto.
Solo cieli azzurri in giro,
neanche un tuo sorriso
a tenermi compagnia.
Di pomeriggio il fumo delle fabbriche
regalava i tramonti più belli,
ma io non potevo amarli con te
che vedevi già l’alba.
Solo cieli sporchi in giro,
a guardarli senza di te
si sciupano un po’.
Di notte le stelle si erano perse a cercarti chissà dove,
ma tu eri lì
sdraiata a sognarle nel vuoto.
Ma io ero solo
a sognarti sognarle
sotto una coperta nera.
Solo cieli bui in giro,
solo un tuo sorriso potrebbe
tenermi compagnia.
-Majakovskij Mosca-
Majakovskij Mosca,
un poeta francese potrebbe
bruciare Parigi
per trovarti nelle parole.
Ma io ho solo me,
e non c’è molto a cui dar fuoco
per farti sospirare.
Quello che ti ho scritto
è solo un fiammifero
spento da un soffio di realtà.
-Dancing in the moonlight-
I miei occhi verdi si sono
sempre più spenti
cercando i tuoi
e vedendoli
volare via.
Una luce sognante che da una finestra
entra
nella mia stanza buia.
Tu sei lì,
che balli leggera sulla luna.
-Fotografia dei miei pensieri in qualche notte estiva-
Tutti scrivono poesie.
Io invece
ubriaco
lascio solo ombre
che abbiano il tuo nome.
Di notte fisso il mare.
Sussurrando
mi ricorda di te
che come lui solo
riempi i polmoni
una volta per sempre.
Era bello il tuo ritratto
che ho cercato a lungo nel tramonto
e che ho trovato soltanto
quando il sole si è lasciato annegare.
Ora è bello il buio
che invisibile, facendosi notare
ti somiglia.
Il gelo dell’acqua
mi stringe le caviglie.
Sento freddo sulla pelle,
ma meno
da quando
senza volerlo
mi hai abituato a questo brivido.
Non dormirò.
Resterò a prendere freddo e sorridere
per starti vicino.
Sei tu
questa notte
come altre cento.
-Righe per la tua pelle di gesso-
Fuori piove, io tremo.
La paura, l’impressione che una goccia possa
sciogliere quella meraviglia pallida
mi riga le vene.
Il vento mi accartoccia dentro.
Sapevo già che avrebbe potuto portare
quel velo via con sé,
trasformarlo in una di quelle splendide nuvole
che non portano pioggia
e trascinarlo oltre l’orizzonte.
Anche il tempo mi consuma
a guardarlo consumarti
come la più bella Venere
scolpita da un folle
nel gesso più fragile.
Passerei ore a baciarla, se potessi, la tua pelle.
Bianca come carta, su di lei
la tua bellezza è una poesia
che non potrò dimenticare.
-Bacio l’ombra su cui cammini, sai?-
Luna rubata dalle nuvole
tornando a casa
dopo averti vista;
un velo nero la copre,
una camicia di pioggia la scalda.
Come lei
insegne sbiadite
dietro vetri polverosi.
Bacio l’ombra su cui cammini, sai?
Una sera
fari di macchine traballanti
e lampioni arrugginiti
te la facevano saltare attorno,
ballando sincopati romantici.
Forse per la prima volta
allora l’ho amata.
Ora posso solo adorarla
in leggere fiamme di candela
che danzano alla tua bellezza
-Dolore-
Dolore.
Nero fiore
colto su una collina
di appassita nostalgia.
Riposto in un vaso
da spesso
riempire di rimpianto,
lo vedo
sicuro
cibarsi del tuo pensiero,
lambirlo
con sottili radici verde scuro
-le mie vene-
e sbocciare disperato
in un pianto
silenzioso.
Andrea Petrella ha 17 anni (21 Giugno del 1997) ed è nato a Prato, dove abita. Divide il suo tempo tra liceo classico, scherma e scrittura, alla quale si avvia dopo l’incontro con la poesia di Majakovskij e di Hikmet. Ad oggi questa è la sua prima pubblicazione.
-Nebbia-
Il vetro si appanna
senza bisogno
del mio sospiro.
Sono scese le nuvole dal cielo,
ora sono nebbia
per poterti accarezzare.
-Mare-
Mare–coperta
copri la mia ansia.
Mi sono tuffato in te
subito con la pioggia
e tu,
bombardato come me
dalla pioggia-paura,
mi hai preso con braccia di onde.
Mare-fratello
nascondi il tuo fondale con l’acqua scura,
schiaccia le mie paure
con la tua inquietudine.
Con bracciate di solitudine
cerco la tua anima al largo,
la corrente mi spinge.
Mare-padre
lei vive nell’aria che respiro,
entra nei miei polmoni
ed annega il suo ricordo.
Gelido sotto un cielo nero
ti ho sempre amato.
O mare, mia nuova madre,
accoglimi per sempre
di nuovo infante
nel tuo eterno ventre.
In te mi perdo
in te mi salvo.
Andrea Petrella ha 17 anni (21 Giugno del 1997) ed è nato a Prato, dove abita. Divide il suo tempo tra liceo classico, scherma e scrittura, alla quale si avvia dopo l’incontro con la poesia di Majakovskij e di Hikmet. Ad oggi questa è la sua prima pubblicazione.
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2 comments
Complimenti al ragazzo. Vista l’età, decisamente bravo. Poesie incisive e coinvolgenti. Continua così. Nulla è certo, ma scrivi. Come disse il buon Fortini.
grazie mille!