Anila Hanxhari, Tiro a sorte la libertà
A cura di Mia Lecomte
inediti dalla raccolta Tiro a sorte la libertà
I
Non so prendermi cura della cura
leggi pure Dio è sotto assedio
squarcia con l’acqua il bozzolo
riempie il purgatorio con gli alberi
come fa un albero a prepararsi un giaciglio tutto suo
c’è una gara in corso
si ramificano nel torace
poi cancellano con il carbone il suolo
quanto va perduto dagli arbusti?
invertendo l’ostia
pure le mine hanno fatto radici
si sopravvive sotterrandoci di testa
ci siamo frantumati un’anca
in un gemello morto
hanno avuto paura delle persiane arabesche
degli scarti d’ombra
inciampo nella radice
parliamo la stessa lingua in un taccuino
dentro la linfa
un buon posto dove accamparci
regolare la lunghezza dell’erba
ha l’età del nonno, di una polveriera
faremo lo strüdel stando attenti
devo scegliere l’ombra giusta
senza provocare le foglie
pensi che abbiano baratto con la mina
e non sapremo mai come decidono di svelarsi
contare fino alla pancia
le mani all’incasso
di un bambino soldato
la tristezza è sottomissione delle braccia
quando morde l’orizzonte inizia dalle scarpe
se avvicinassi l’orecchio al cuore sentiresti
i ladri di bestiame
poi il bozzolo della testa
chiudendo la porta al sangue
è un inganno la posa
il cuore dopo il pasto
sono venuta a riscuotere i sogni
dove il mondo ammassa gli orizzonti
e Dio non osa a salvare la luce con la colpa!
II
Quanto è premurosa la paura,
tiene a freno la lingua
usa il letargo per sanguinare
e le crepe per uscire dalla siccità
ha gli occhi tarlati dalle farfalle
e i rospi nascosti sotto la neve
la inventiamo monouso dentro le mani,
un gioco alla roulette
un solo colpo e mandiamo all’aria le viole
l’impatto del ventre
gioca a biglie con il cuore
e la maschera vigile del Geppetto
in età d’amore la paura
la espellono dalla patria, dalla casa
rifà il lifting alle favole
cancella il bosco, il lupo e la principessa
con le maniche non asciuga lacrime ma
spegne germogli
scende a compromessi con lo spaccalegna
e le lune poco note
quant’è premurosa la paura, il cuore
scende le scale all’impazzata
ci siamo inventati un corpo in comune, un abbaglio
abbiamo ottenuto l’incarico per farci fuori dal corpo
la scia imbiancata, il ticchettio si trascina zoppo
e la paura che dice: torna ala amore
con la balbuzie e l’incavo del bianco!
III
Noi siamo la somma delle probabilità di un malato
di fronte al suo corpo
che dissemina l’orgoglio dell’ombra sui ghiacciai
e fa l’ultimo salto per disputare le acque.
Il burattino si crea il proprio spazio nelle mani
la fretta non è nel burattino ma nel sangue
appassiscono le stagioni, le mani, mai i burattini
sono vittoriosi
Il cambiamento è nell’abitudine degli intagli
l’abitudine è superare le coccarde
Amo la lentezza del nodo che è fronte poi
è sobborgo della fioritura
mi umilia umiliare i luoghi, i burattini
infondere il dito nel poema del salice
mi umiliano le toppe nell’urlo degli intagli
che lasciano i burattini al palco
e il sangue ai vigneti
Anila Hanxhari è nata a Durazzo (Albania) nel 1974 e vive a Lanciano. È poetessa, pittrice, narratrice, traduttrice e presidente dell’associazione culturale “Italfida”, con cui ha ideato e curato diverse manifestazioni culturali e convegni internazionali. Attualmente è dirigente responsabile del settore cultura Ascom Abruzzo, per cui cura il Format di “Poesia e Impresa”. Ha pubblicato le raccolte poetiche Io tu e l’Anima (Ianieri 1997), Assopita erba dell’est (Noubs 2002), Cicatrici d’acqua (Noubs 2007. Prefazione di Giuseppe Conte), Brindisi degli angeli (La Vita Felice 2012. Prefazione di Maurizio Cucchi). È presente, fra le altre, nelle antologie Nuovissima poesia italiana (Oscar Mondadori 2005, a cura di Antonio Riccardi e Maurizio Cucchi) e La parola che ricostruisce. Poeti italiani per l’Aquila (Tracce 2009), e sue poesie sono state pubblicate su «Specchio» de La Stampa e numerose altre riviste.