Emilio Capaccio, Ricorderò gli uomini della mia generazione
Ricorderò gli uomini della mia generazione
Ricorderò gli uomini della mia generazione
incatenati a un’onda del Novecento
mentre perdeva la sua risalita
e diventava fluido petrolio
e la chiamarono “effetti della civiltà”
le anime morte
dietro le finestre appannate dell’amor proprio
come nei villaggi di Gogol
che non combatterono per niente
che sfondarono porte di case vuote
già derubate di sogni
e credettero di conquistarle
assumendo lo spazio a loro prigionia
e dissero che erano le “metropoli”
che tirarono calci a un barattolo
per non doverlo raccogliere
e respirarono miasmi nel pattume dell’aria
e dissero che era perché non pioveva.
Ricorderò questi figli partoriti di notte
dalla gatta nera e cieca della rovina
ciechi anch’essi
che vollero solo quello che si trovava nel buio
più prossimo alle loro mani
e il giorno futuro restò misero e abbandonato dall’alba
nelle piccole mani
di coloro per i quali sarebbe stato Oggigiorno
e gli dissero che quello era il “deserto”.
Ricorderò gli uomini della mia generazione
i grandi maestri
i grandi mentitori
nell’anima di questa terra che fecero
più piccola e furibonda.
Emilio Capaccio, inedito