Hector de Saint-Denys Garneau
a cura di Stefano Serri
A meno di un accecamento, d’un oscuramento dello spirito al quale forse potrebbe condurre il rifiuto della grazia, credo che questa certezza dimorerà intera nel mio spirito. […] Mi porta gioia, questa certezza, una gioia imprevidente, fiduciosa, del tutto calma, e che mi impegna sempre di più a spogliarmi di tutte le mie piccole menzogne che le sono d’ostacolo.
Così scriveva sul suo diario il 5 febbraio del 1935 il ventiduenne Hector de Saint-Denys Garneau al termine di una profonda crisi interiore: pochi mesi dopo, nell’agosto dello stesso anno, avrà la luce la sua prima e unica raccolta poetica pubblicata in vita, Regards et jeux dans l’espace, pubblicata nel 1937. La letteratura poteva sembrare lo sbocco naturale per chi, come lui, vantava tra i propri avi lo storico François-Xavier Garneau e un poeta, il nonno Alfred Garneau. Iniziata a Montréal il 13 giugno 1912 e conclusa il 24 ottobre 1943, la breve vita di questo artista canadese è segnata dalla battaglia tra lo slancio intellettuale e il peso della malattia, priva in apparenza di eventi di rilievo. Basti guardare la spoglia bibliografia, composta perlopiù da opere postume: poesie, racconti, lettere e un diario che ben testimonia la profondità di un’esistenza risolta in attenzione.
L’esperienza della pubblicazione si rivelò disastrosa per Garneau, che non progettò altre edizioni; le sue poesie inedite furono raccolte postume nella raccolta Les Solitudes, pubblicata con i Regards nel volume Poésies complètes nel 1949, anno d’inizio della fortuna critica dell’autore. I frutti della sua attività poetica (accompagnata da un profondo interesse per le arti figurative e per la filosofia) sono concentrati in soli tre anni (1935-1938) e hanno ancora, nella storia della letteratura canadese, un’eco vivissima. Innanzitutto, per un’inedita libertà formale unita a un raro equilibrio espressivo, unione che rende i Regards un’opera lontana sia dalla sponda accademica che da quella avanguardistica: l’assenza di rime e di schemi metrici regolari, la sintassi spezzata e l’uso libero della punteggiatura sono alcuni dei tratti formali più evidenti. Il libro colpisce inoltre per un equilibrio raro tra purezza e ironia, una semplicità mai ingenua e il desiderio di infinito, tradotto nel gusto per il paradiso di chi ha ben conosciuto la caduta. Nella crisi del ’35, oltre che con la poesia, Garneau si ritroverà a fare i conti con la morte e la propria salute precaria, a causa delle implicazioni a livello cardiaco di una malattia reumatica, insorta all’età di sedici anni.
Sole e ombra, uccello e prigione, bambini e morte: sono solo alcune coppie inscindibili di temi/personaggi che popolano le pagine di questa raccolta, dove l’ambivalenza, più che apparire come indecisione o dubbio, rispecchia la presa di coscienza sulla condizione umana. Nel mondo di Hector de Saint-Denys Garneau anche i simboli sono provvisori, influenzati dagli sguardi sul mondo del poeta-bambino. Ad esempio, gli uccelli, incarnazioni dei sogni innocenti che allontanano dalla gravità terrestre ma anche segno della fragilità e della morte stessa. In mezzo a questi due mondi paralleli (dove è la vita, e non l’uomo, a essere duplice) emerge forte il tema dell’accompagnare: il poeta cammina a fianco della gioia in un percorso che, attraverso la solitudine, lo porta all’ascolto dell’altro e dell’universo.
Stefano Serri
Le poesie qui tradotte sono tratte da Regards et jeux dans l’espace. Les solitudes, Editions Fides, Collection du Nénuphar, 1972, Montréal.
Portrait
C’est un drôle d’enfant
C’est un oiseau
Il n’est plus là
Il s’agit de le trouver
De le chercher
Quand il est là
Il s’agit de ne pas lui faire peur
C’est un oiseau
C’est un colimaçon.
Il ne regarde que pour vous embrasser
Autrement il ne sait pas quoi faire avec ses yeux
Où les poser
Il les tracasse comme un paysan sa casquette
Il lui faut aller vers vous
Et quand il s’arrête
Et s’il arrive
Il n’est plus là
Alors il faut le voir venir
Et l’aimer durant son voyage.
Ritratto
È uno strano bambino
È un uccello
Non c’è più
Devi trovarlo
Cercarlo
Quando c’è
Non devi fargli paura
È una chiocciola
Un uccello
Non aspetta che abbracciarvi
Non fa altro coi suoi occhi
Dove posarli
Li tormenta come un contadino il cappello
Deve venirvi incontro
E quando si ferma
E se arriva
Non c’è più
Allora devi vederlo venire
E amarlo durante il suo viaggio.
La voix des feuilles
La voix des feuilles
Una chanson
Plus claire un froissement
De robes plus claires aux plus transparent couleurs.
Le foglie hanno una voce
Le foglie hanno una voce
Una canzone
Più chiara un frusciare
Di vesti più chiare in più aerei colori.
Les grands saules chantent
Les grands saules chantent
Melés au ciel
Et leurs feuillages sont des eaux vives
Dans le ciel
Le vent
Tourne leurs feuilles
D’argent
Dans la lumière
Et c’est rutilant
Et mobile
Et cela flue
Comme des ondes.
On dirait que les saules coulent
Dans le vent
Et c’est le vent
Qui coule en eux.
C’est des remous dans le ciel bleu
Autour des branches et des troncs
La brise chavire les feuilles
Et la lumière saute autour
Une féerie
Avec mille reflets
Comme des trilles d’oiseaux-mouches
Comme elle danse sur les ruisseaux
Mobile
Avec tous ses diamants et tous ses sourires.
Cantano i grandi salici
Cantano i grandi salici
Mischiati al cielo
E hanno fogliami come acque vive
Nel cielo
Il vento
Ruota le foglie
D’argento
Nella luce
Ed è rutilante
E mobile
E tutto si spande
Come onde.
Quasi che i salici si versino
Nel vento
Ed è il vento
Che vi si versa dentro.
Mulinelli nel cielo azzurro
Attorno a rami e tronchi
La brezza rovescia le foglie
E la luce salta intorno
Un incanto
Con mille riflessi
Come trilli di colibrì
Lei che danza sui ruscelli
Mutevole
Con tutti i suoi diamanti e i suoi sorrisi.
Maison fermée
Je songe à la désolation de l’hiver
Aux longues journées de solitude
Dans la maison morte –
Car la maison meurt où rien n’est ouvert –
Dans la maison close, cernée de forêts
Forêts noires pleines
De vent dur
Dans la maison pressée de froid
Dans la désolation de l’hiver qui dure
Seul à conserver un petit feu dans le grand âtre
L’alimentant de branches sèches
Petit à petit
Que cela dure
Pour empêcher la mort totale du feu
Seul avec l’ennui qui ne peut plus sortir
Qu’on enferme avec soi
Et qui se propage dans la chambre
Comme la fumée d’un mauvais âtre
Qui tire mal vers en haut
Quand le vent s’abat sur le toit
Et rabroue la fumée dans la chambre
Jusqu’à ce qu’on étouffe dans la maison fermée
Seul avec l’ennui
Que secoue à peine la vaine épouvante
Qui nous prend tout à coup
Quand le froid casse les clous dans les planches
Et que le vent fait craquer la charpente
Les longues nuits à s’empêcher de geler
Puis au matin vient la lumière
Plus glaciale que la nuit.
Ainsi les longs mois à attendre
La fin de l’âpre hiver.
Je songe à la désolation de l’hiver
Seul
Dans une maison fermée
Casa chiusa
Penso allo sconforto dell’inverno
Alle lunghe giornate solitarie
Nella casa morta –
Perché muore la casa dove nulla è aperto –
Nella casa chiusa, circondata da foreste
Foreste nere piene
Di vento duro
Nella casa stretta dal gelo
Nello sconforto dell’inverno che dura
Solo ad aizzare un focherello nel camino
Alimentato con rami secchi
Poco a poco
Perché duri
Perché non muoia del tutto il fuoco
Solo con la noia che non può più uscire
Che si chiude qui con me
E si allarga nella camera
Come il fumo di un pessimo camino
Che tira male verso l’alto
Quando il vento s’abbatte sul tetto
E scaccia nella camera il fumo
Finché non si soffoca nella casa chiusa
Solo con la noia
Che scuote un po’ l’inutile terrore
Che ci prende all’improvviso
Se il freddo spacca i chiodi nelle assi
E scricchiola nel vento l’ossatura
Lunghe notti a impedirsi di gelare
Poi al mattino arriva la luce
Più glaciale della notte.
Così lunghi mesi ad aspettare
La fine dell’aspro inverno.
Penso allo sconforto dell’inverno
Solo
In una casa chiusa.
Cage d’oiseau
Je suis une cage d’oiseau
Une cage d’os
A vec un oiseau
L’ oiseau dans ma cage d’ os
C’est la mort qui fait son nid
Lorsque rien n’arrive
On entend froisser ses ailes
Et quand on a ri beaucoup
Si l’on cesse tout à coup
On 1’entend qui roucoule
Au fond
Comme un grelot
C’est un oiseau tenu captif
La mort dans ma cage d’os
Voudrait-il pas s’envoler
Est-ce vous qui le retiendrez
Est-ce moi
Qu’est-ce que c’est
Il ne pourra s’en aller
Qu’après avoir tout mangé
Mon cœur
La source du sang
Avec la vie dedans
Il aura mon âme au bec.
Gabbia d’uccello
Sono gabbia d’uccello
Una gabbia di ossa
Con un uccello
L’uccello nella mia gabbia d’ossa
È la morte che fa il suo nido
Se nulla arriva
Ho le ali gualcite
E quando si è riso abbastanza
Se si smette d’un tratto
Si sente che suona
Sul fondo
Come un sonaglio
È un uccello prigioniero
La morte nella mia gabbia d’ossa
Non vorrebbe più volare
Siete voi a trattenerlo
Sono io
Ecco cos’è
Se ne andrà via solamente
Dopo aver mangiato tutto
Il mio cuore
Fonte del sangue
Con la vita dentro
Mi terrà l’anima nel becco.
Accompagnement
Je marche à côté d’une joie
D’une joie qui n’est pas à moi
D’une joie à moi que je ne puis pas prendre
Je marche à côté de moi en joie
J’entends mon pas en joie qui marche à côté de moi
Mais je ne puis changer de place sur le trottoir
Je ne puis pas mettre mes pieds dans ces pas-là
et dire voilà c’est moi
Je me contente pour le moment de cette compagnie
Mais je machine en secret des échanges
Par toutes sortes d’opérations, des alchimies,
Par des transfusions de sang
Des déménagements d’atomes
par des jeux d’équilibre
Afin qu’un jour, transposé,
Je sois porté par la danse de ces pas de joie
Avec le bruit décroissant de mon pas à côté de moi
Avec la perte de mon pas perdu
s’étiolant à ma gauche
Sous les pieds d’un étranger
qui prend une rue transversale.
Accompagnamento
Cammino di fianco a una gioia
A una gioia che non è mia
A una mia gioia che non stringo più
Mi cammino di fianco nella gioia
Nella gioia sento il passo andarmi a fianco
Ma non mi sposto sul marciapiede
Non posso mettere i miei piedi in quei passi
e dire eccomi qua
Per ora mi basta questa compagnia
Ma tramo in segreto mutamenti
Con ogni sorta di lavoro, di alchimia,
Con trasfusioni di sangue
Traslochi di atomi
giochi d’equilibrio
Finché un giorno, traslato,
Sarò tratto dal ritmo di questi passi di gioia
Col rumore calante del mio passo di fianco
Con la perdita del mio passo perduto
che mi smuore qui a sinistra
Sotto i piedi di uno straniero
che entra in una via traversa.
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