Benggi Bedoya

Benggi Bedoya Rosales (Chimbote, Perù, 1986) si è laureata in Letteratura all’Università Nazionale Mayor di San Marcos. Ha organizzato il secondo concorso per poesie e racconti “Manuel Scorza”, promosso dal CELIT. Ha partecipato a diversi eventi culturali, accademici e artistici, sia a Lima che in altre province. Come studiosa e conferenziera si dedica agli studi di poesia peruviana: Francisco Bendezú, Enrique Peña, José Watanabe. I suoi lavori sono stati pubblicati su riviste cartacee e virtuali. È inclusa nell’antologia La orgía inmóvil 15 poetas. Muestra de la poesía joven en Ancash [La furia immobile, 15 poeti. Excursus sulla giovane poesia di Ancash]. Ha coordinato il ciclo di letture Ese puerto existe [quel porto esiste] dall’aprile del 2010. Nel 2012 ha pubblicato la raccolta poetica Lumbra ed è co-autrice della mostra poetica del libro Recitales Ese puerto existe (2013). Ha ricevuto o una menzione d’onore al VI concorso “Ten en cuento a La Victoria” nel 2013.
Sin nombre
A mitad de lo implacable,
¿Cómo ocupar el ánfora, el recuerdo,
O contemplar un cuerpo orillado por el tiempo,
Si he heredado los brazos de las sombras?
Y el ombligo ya no es más sosiego,
Sino el osario de las flamas
Que mueren lentamente.
A mitad de lo implacable
Y de ti desterrada.
¿Y ahora cómo pinto si todo es tan reciente?
Cómo lograr palabras que te alcancen
Y no sean simples hijas del momento.
Desde un monte canto.
Es de noche/ lugar santo/ donde nace
Naturaleza extinta,
Donde nace este intento de volver a ser rama.
Senza nome
A metà dell’implacabile,
Come occupare l’anfora, il ricordo,
o contemplare un corpo orlato dal tempo,
se ho ereditato le braccia delle ombre?
E l’ombelico non è ormai più calma,
ma l’ossario delle fiamme
che muoiono lentamente.
A metà dell’implacabile
e da te esiliata.
E ora come dipingo se è tutto tanto recente?
Come essere capace di parole che ti raggiungano
e non siano semplici figlie dell’istante.
Da un monte canto.
È notte/ luogo santo/ dove nasce
natura estinta,
dove nasce quest’intento di tornare a essere ramo.
Origen
Con los viejos rumores ha llegado
Vestido por el polvo de las ruedas.
Ha llegado con el Adviento
De la primera decepción.
Cuando fui niño armé cada una de las piezas
Con la licencia
Del primer aprendizaje.
Más tarde crecí, y mis manos
Moldearon todo el barro de mi reino.
Y edifiqué la casa de los pájaros.
A los veinte, conoció mi corazón
El antiguo mar de los espejos
Que aprendimos a mirar
Como dos lobos marinos
Tendidos bajo el cielo de sus vientres.
A los sesenta y dos
Mi última alegría
Fueron las cartas en letra de molde
Envueltas en un cuadro impresionista.
Ahora, me quedan sus huesos
Que he adorado con un fuego
Que mi lengua va apagando.
Ha llegado con las luciérnagas
Amancebando el filo de las cuerdas a mi cuello.
Para ocultar la perla que habita desde siempre
En el origen o en mi casa o en mis huesos.
Para llevársela.
Origine
Con le vecchie dicerie è tornato
vestito della polvere delle ruote.
È arrivato con l’Avvento
della prima delusione.
Da bambino armai ciascuno dei pezzi
con la licenza
del primo apprendistato.
In seguito crebbi, e le mie mani
modellarono tutto il fango del mio regno.
Edificai la casa degli uccelli.
A vent’anni, conobbi il mio cuore
l’antico mare degli specchi
che imparammo a guardare
come due lupi di mare
tesi sotto il cielo dei loro ventri.
A sessantadue
la mia ultima gioia
furono le lettere a stampa
avvolte in un quadro impressionista.
Ora mi restano le sue ossa
che ho adorato come un fuoco
che la mia lingua va spegnendo.
È arrivato con le lucciole
Legando in concubinato il filo delle corde al mio collo.
per occultare la perla che abita da sempre
nell’origine o a casa mia o nelle mie ossa.
Per portarsela via.
Dédalo
Dicen que el hombre más inteligente
Conoció, también, la envidia.
Del revés de su mano nació
El ave que anida en setos y evita las alturas.
Dicen que edificó un antiguo y colosal
Laberinto del cual nadie podía salir.
Para escapar de la isla batió
Sus alas y sus pies se elevaron.
Pero, desde el principio,
Estuvo condenado.
Artesano, ocultaste también
Su corazón en ese mismo dédalo.
Dedalo
Dicono che l’uomo più intelligente
conobbe, anche, l’invidia.
Dal dorso della sua mano nacque
l’uccello che si annida nelle siepi evitando le alture.
Dicono che edificò un antico e colossale
labirinto del quale nessuno poteva uscire.
Per fuggire dall’isola batté
le ali e si sollevarono i suoi piedi.
Però, dal principio,
era condannato.
Artigiano, ne occultasti anche
il cuore in quello stesso dedalo.
Ícaro
La caída del sol iba encendiendo una
Fundición gigantesca entre las nubes del poniente.
Ernesto Sábato
Tapar el sol con un dedo
Para que tus alas no sean incendio,
Acaso viento fundiéndose en el viento.
Pero una antigua imprudencia
Hizo memoria hasta dar con tu muerte,
Ascendencia con prótesis de ave,
Ungüento adherido para el conocimiento
De huesos cansados. Uno a uno, fueron uniendo
Las plumas con cabellos, y cera para el armazón.
Prolongación del padre fueron tus alas,
El lento sol suavizó tus mejillas
Lustró, también, tu corazón,
Descendencia,
Precipitación, caída,
Ícaro, 21 gramos,
El silencio se hundió en tu libertad.
Icaro
La caduta del sole continuava ad alimentare una
enorme fusione tra le nuvole del tramonto.
Ernesto Sábato
Coprire il sole con un dito
perché non siano incendio le tue ali,
forse vento che si fonde nel vento.
Però un’antica imprudenza
fece memoria fino a trovare la tua morte,
ascendenza con protesi di uccello,
unguento aderito per la conoscenza
di ossa stanche. Uno a uno, si unirono
piume e capelli, e cera per intelaiatura.
Prolungamento del padre furono le tue ali
Il lento sole ti ammorbidì le guance
ti lustrò, anche, il cuore,
discendenza,
precipizio, caduta,
Icaro, 21 grammi,
il silenzio sprofondò nella tua libertà.
Mito
Cuando la noche cubra tu sombra,
Ahora que hallamos el tiempo
De los dioses cual tibia naturaleza humana.
Reescribiremos la antigua lengua
Para llegar al interior de la fuente,
Olvidar a Narciso y nacer
No de ceniza, no de viento, no de fuego
Ni de aire, ni de agua.
Nacer de la prolongación del último fruto
Que cae de tu boca.
(De Lumbra)
Mito
Che la notte coprirà la tua ombra,
ora che troviamo il tempo
degli dei quale tiepida natura umana.
Riscriveremo l’antica lingua
per arrivare all’interno della fonte,
dimenticare Narciso e nascere
non dalla cenere, non dal fuoco, non dal vento
né dall’aria, né dall’acqua.
Nascere dal prolungamento dell’ultimo frutto
che cade dalla tua bocca.
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