Gilda Policastro

La norma dei corpi vivi (inediti)
- Lavoro
cominciamo col non avercene più (per) nessuno:
non ti alzerai alle sette (e nemmeno provarci), non prendi nessun passante
o metropolitana, non hai obblighi sindacali, non sei vessato, mobbizzato
non ti chiama il capo per il francese del figlio o nipotina, puoi fumare anche nei corridoi (sei in casa
tua, che discorsi), bestemmiare ruttare frangere la sintassi chattare,
puoi svenire al wc senza i soccorsi immediati, puoi crepare senza inps, imu, tarsi
puoi non renderne conto ai figli (chi?), ammalarti alla prostata, puoi facilmente
non curarti gratis puoi disinteressarti delle ragioni sindacali, delle tutele, dei diritti
costituzionali, ignorare che il lavoro rende perfettamente inutili
a se stessi, di nocumento agli altri: polmoni o coronarie occluse, tosse bronchiale, hpv
contratti sul posto in cui non lavori è sicuro, porte spalancate, aria condizionata,
siete dei somari, non vi pago
- Effluvium
Comincia dal diradamento, la desertificazione o discesa,
passa al distacco della retina, procedi verso l’occlusione delle coronarie,
non dimenticarti dell’ictus, una tac al surrene, per sicurezza
una mammografia, dopo i quaranta, e a conferma della diagnosi
l’ecg insieme ai test prostatici, se maschio
l’hpv riguarda il 70% della popolazione sessualmente attiva,
cinquanta euro, mai un referto che non si perda
nella spam, che poi
le analisi ti tutelano, ma mica è detto che non resti schiantato:
è morta col telefonino in mano, staccava la presa e
non sottovalutare i sintomi della tosse e il catarro. Potresti morire prima,
di scorbuto, condilomi degenerati, oppure in cucina
per le scale, in corridoio, cadendo dal soppalco
fratturi tu, il femore alla nonna?
- Perversione
Non lo sei abbastanza, non riconosci
le cinghie, le maniglie, i frustini
la mistica del peccato, le carni trapassate dalla furia del sacro
a voi piace soffrire?
che cosa vedi dentro una gabbia: pulito/sporco, vuoto, animali
in ordine, la camicia da notte usata, igiene poca (ti ci abitui)
e l’offerta del sangue: non mi alletta che l’allusione nella ferita,
il contenimento del graffio, la promessa dalla gola in trazione
e poi la cura del padrone, dopo i calci
non giochiamo a questo gioco (ma mère)
- Menear la pera
così si portano i vestiti, e coi vestiti si portano svelti gli avanzi
d’estate che non esondino d’inverno in un loro corso
variabile attraverso la faglia : oggi hai dato aria domani riattacca, funghisci
in prospettive divaricate, sia negare sia no: c’est une douleur, c’est douloureux
(la douleur est difficile à définir car elle est personelle et subjective)
mi sento bene: sempre
nella svestizione dei rumori torni a occupartene: nessun recesso
pare pulito in questi traslochi – lo dice lui, che dobbiamo andarcene,
non parla lei ma incombe come sempre nei segnacoli
che dispone: il sollievo farà mai pace con la sentina (el espacio en la parte más baja dove si raccolgono todos los líquidos)
ripeti, non ho sentito bene: ricomincia da capo, tutto da capo
per bene e precisamente, cos’hai sentito, visto dove, quando è avvenuto
leggi e rileggi, se ti piace, e citalo pure, se ti fa gioco: la norma dei corpi vivi
Gilda Policastro è nata a Salerno, cresciuta in Basilicata e attualmente vive a Roma. Critica letteraria e redattrice della rivista «Allegoria», ha collaborato coi supplementi culturali del «Manifesto» e del «Corriere della Sera» e con i blog «Le parole e le cose», «il Reportage» e «Doppiozero». Ha pubblicato saggi su Dante, Leopardi, Pasolini, i romanzi Il farmaco (Fandango, 2010) e Sotto (Fandango, 2013), racconti in antologie e riviste e i libri di poesia La famiglia felice (d’if 2010), Antiprodigi e passi falsi (Transeuropa 2011), Non come vita (Aragno, 2013).
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