Manuel Alegre, Nada Está Escrito / Nulla è scritto

A MÃO QUE ESCREVE
Chega o uivo de Deus no meio do silêncio
entre o astro invisível e as estrelas caídas
e chega o cão da noite dentro da palavra
e o seu latido é a língua do indizível
não se ouve mais nada senão esse terrível
som de sílabas e magma com que Deus se baba.
E chega Giotto com seu Deus parindo os filhos
e a grande boca de Saturno a mastigar
um deus nos come outro nos caga
fica um rasto de merda e cinza e estrume
fica um eco na noite e um deus sem nome
e a mão que escreve e arde e é só lume.
ESSE LUGAR
Na zona húmida da terra
junto ao mar junto a um rio
junto
à fonte abstracta das metáforas
ou debaixo da língua
na zona mais húmida da boca
onde germina o verbo o cuspo o canto
nas zonas húmidas do corpo
por onde corre o sangue o mênstruo o esperma
na zona mais húmida
onde às vezes se sente o suor do espírito
no pântano de dentro
junto ao lago mais secreto
esse lugar remoto onde tudo é líquido e húmido
e húmus
e onde a boca de Deus se fecha e abre
e dela sai a tinta da palavra
com que tudo se escreve e tudo
acaba.
POEMA QUASE METAFÍSICO
Dizem que sou uma organização de água e de carbono
mas ninguém me diz o antes e o depois
nem de onde vem a música e a palavra
ninguém me diz o ritmo e a pergunta
que sem cessar se repete e não encontra
nem água nem carbono nem resposta
apenas o sussurro das marés
e as areias as ondas a cadência
ou o vento que vem do mar e a breve queixa
de quem água e carbono apenas deixa
em cada poema o eco de uma ausência.
SAGA
Trago em mim um exército perdido
algures no meio de uma estrofe
da saga escrita em língua desaparecida.
Eu próprio sou esse exército sem sentido
e esse país de bandeira esfarrapada
que tremula num campo onde perdura
a sílaba mais pura desse canto
que por qualquer mistério ecoa em mim
em horas de esplendor e de desastre.
Talvez porque eu seja o sem sentido
desse exército perdido numa estrofe
e essa bandeira e esse país e esse fim.
O SILÊNCIO
Subiu ao cume da montanha e não viu Deus
desceu ao fundo do mar e não o viu.
Andou caminhos e caminhos
procurou no céu procurou na terra
na confusão e no barulho da cidade
no grande espaço aberto e limpo do deserto.
Procurou na palavra e perguntou aos livros
pediu à música pediu ao vento
mas nada achou mas nada ouviu.
Procurou no silêncio
e no silêncio viu a pedra branca.
Mas a pedra que fala não falava
e o silêncio era a única palavra.
A ÚLTIMA ESTAÇÃO
Às vezes de repente uma pessoa
pode partir em direcção ao Sul
tomar um comboio em Yasnaya Polyana
para ir morrer a Astapovo
de pneumonia e febre e melancolia.
Talvez Tolstói não soubesse o que buscava
nem sequer por que partia. Ou talvez
soubesse o que ninguém sabia
e o que sabia já não coubesse
em nenhuma palavra.
Ou talvez melhor do que ninguém
soubesse que nem sequer na literatura
há salvação. E que já nada lhe restava
senão partir em direcção ao Sul
até à última estação.
da Nada Está EscritoNada Está Escrito, Dom Quixote, Lisboa 2012
LA MANO CHE SCRIVE
Giunge il grido di Dio nel centro del silenzio
tra l’astro invisibile e le stelle cadute
e giunge il cane della notte dentro la parola
e il suo latrato è la lingua dell’indicibile
nulla più si sente oltre questo terribile
suono di sillabe e magma che Dio sbava.
E giunge Giotto col suo Dio partoriente
e l’enorme bocca ruminante di Saturno
un dio ci divora un altro ci caga
resta una scia di merda e cenere e strame
resta un’eco nella notte e un dio senza nome
e una mano che scrive e che arde ed è splendore soltanto.
QUESTO LUOGO
Nell’umida zona della terra
presso il mare presso un fiume
presso
l’astratta sorgente delle metafore
o sotto la lingua
nella zona più umida della bocca
dove germinano verbo e sputo e canto
nelle zone umide del corpo
dove scorre sangue e mestruo e sperma
nella zona più umida
dove si sente talvolta lo spirito essudare
nel pantano del dentro
presso il lago più occulto
quel luogo distante dove tutto è umido e liquido
e humus
e dove la bocca di Dio si chiude e si schiude
e ne conosci il colore della parola
con cui tutto si scrive e tutto
finisce.
POESIA QUASI METAFISICA
Dicono io sia un composto d’acqua e di carbonio
ma nessuno mi racconta il prima e il poi
né da dove vengano musica e parola
nessuno mi dice il ritmo e la domanda
che a oltranza si ripete e non consegue
né acqua né carbonio né risposta
appena un sussurro di maree
e le sabbie le onde la cadenza
e il vento dal mare e la breve lagnanza
di chi acqua e carbonio appena lascia
in ogni poesia l’eco di un’assenza.
SAGA
Mi porto dentro un esercito perduto
da qualche parte nel mezzo della strofa
della saga scritta in una lingua estinta.
Io stesso sono quell’esercito insensato
e quel paese dalla bandiera a brandelli
che svolazza in un campo dove perdura
di quel canto la sillaba più pura
che per un mistero mi riecheggia dentro
in ore di splendore e di disastro.
Forse perché sono io quell’insensato
di quell’esercito perduto in una strofa
e quella bandiera e quel paese e quella fine.
IL SILENZIO
Salii alla vetta della montagna e non vidi Dio
discesi al fondo del mare e non lo vidi.
Percorsi strade e ancora strade
cercai in cielo cercai in terra
nel caos e nel rumore della città
nel grande spazio aperto e puro del deserto.
Cercai nella parola e chiesi ai libri
chiesi alla musica chiesi al vento
ma nulla trovai nulla sentii.
Cercai nel silenzio
e nel silenzio vidi la pietra bianca.
Ma la pietra che parla non parlava
e il silenzio era un’unica parola.
L’ULTIMA STAZIONE
Talvolta all’improvviso una persona
può mettersi in viaggio verso Sud
prendere un treno a Yasnaya Polyana
per andare a morire ad Astapovo
di polmonite e febbre e malinconia.
Forse Tolstoj non sapeva che cercasse
né perché partisse. O forse
sapeva quello che nessuno sa
e ciò che sapeva non stava più
in nessuna parola.
O forse meglio che nessuno
sapesse che neppure in letteratura
c’è salvezza. E che non gli restava altro
che partire in direzione Sud
fino all’ultima stazione
Traduzione di Chiara De Luca

©Photo by Luiz Carvalho
Manuel Alegre de Melo Duarte nasce il 12 maggio del 1936 a Águeda. Studia a Lisbona, a Porto e alla Facoltà di Diritto dell’Università di Coimbra. È stato campione di nuoto e attore del teatro universitario di Coimbra (TEUC). Nel 1961 è arruolato per l’Angola. Fatto prigioniero dalla PIDE, trascorre sei mesi della Fortezza di S. Paulo, a Luanda, capitale dell’Angola, dove scrive gran parte delle poesie del suo primo libro, Praça da Canção. Nell’ottobre del 1964 è eletto membro del Comitato nazionale del Fronte Patriottico di Liberazione Nazionale e si trasferisce ad Angel, dove lavora per l’emittente Voz da Libertade. Torna in Portogallo dopo il 25 aprile del 1975. Dirigente storico del Partito Socialista dal 1974, è stato vice presidente dell’Assemblea della Repubblica dal 1995 al 2009 ed è membro del Consiglio di Stato. La sua vasta opera letteraria, che comprende romanzi, racconti, saggi, ma soprattutto poesie, è stata ampiamente diffusa e riconosciuta. Manuel Alegre ha ricevuto tutti i più importanti riconoscimenti letterari, tra il quali ricordiamo: il Gran premio della Poesia della APE-CTT, il Premio della Critica Letteraria della AICL. Il Premio Fernando Namora e il Premio Pessoa nel 1999. La sua precedente raccolta poetica, Doze Naus, ha ricevuto il Premio Dom Dinis.