Marcin Świetlicki

traduzioni di Riccardo Campion
Około
Klucz od skrzynki na listy istnieje wyłącznie
w przeszłości. W szczelinie biel widnieje, zima jest, lecz nie śnieg
to, a oczko śmierci. Nie światło to, lecz
galopujące Teraz.
Circa
La chiave della cassetta delle lettere esiste solo
nel passato. Nella crepa s’intravede un biancore, è inverno ma non è neve
questa, è l’ammiccare della morte. Non è luce questa ma
un galoppante Ora
Upiór
Minęło kilka dni. Od kilku dni jeżdżę na drugi koniec miasta.
Pamiętałem po co jeszcze przedwczoraj. Dzisiaj nie pamiętam.
Przez park, po wielkich wyświechtanych liściach, pod drzwi.
Zadzwonić, zapukać, postać, pomedytować, odwrócić się, odejść.
To już nie jest cierpliwość, to jest religia.
To już nie jest religia – dzisiaj ktoś poruszył się wewnątrz.
Jutro będzie wiosna i będę dłużej pukać.
Fantasma
Sono passati giorni. Da giorni attraverso la città da un capo all’altro.
L’altro ieri mi ricordavo ancora perché. Oggi non lo ricordo.
Per il parco, su grandi foglie logore, fino alla porta.
Suono, busso, me ne sto lì in piedi, medito, mi volto, me ne vado.
Ormai non è più pazienza, è una religione.
Ormai non è più una religione, oggi qualcuno si è mosso dentro casa.
Domani è primavera e busserò più a lungo.
Dom
Gdy skończą się przyprawy, sól i pieprz,
kiedy wszelkie wysiądą urządzenia
i prąd wyłączą ostatecznie, kiedy
pająk mi dotyka gardła pajęczyną,
wtedy dom już nie będzie domem,
klucz się zagubi w odmęcie na zewnątrz.
A gdziekolwiek się pójdzie, zawsze
droga powrotna to będzie.
Świat nie ma ramion, nie ma ciepłego oddechu,
świat nie śpi, nie śni. Cokolwiek snem było,
było domem.
Casa
Quando finiranno le spezie, il sale e il pepe,
quando tutti gli apparecchi andranno in panne
e ci staccheranno per sempre la corrente, quando
un ragno mi tocca la gola con la sua tela,
allora la casa non sarà più una casa,
la chiave si perderà nel vortice di fuori.
E ovunque si andrà sarà sempre
la via del ritorno.
Il mondo non ha braccia, non ha un respiro caldo,
il mondo non dorme, non sogna. Tutto ciò che è stato sogno
è stato casa.
Po remoncie
Wierzyłem ślepo,
że dom to kobieta,
ale kobiety budują w domach nowe domy,
w których już nie ma miejsca, zacierają ślady
mężczyzn i wycierają się do sucha, aby
już nie wracali.
Finita la ristrutturazione
Credevo ciecamente
che la casa fosse una donna,
ma le donne costruiscono nelle case nuove case
in cui non c’è più posto, cancellano le tracce
degli uomini e si strofinano via per
non farli più tornare.
Marcin Świetlicki (Piaski, presso Lublino, 24 dicembre 1961) è un poeta, narratore e musicista polacco. Ha studiato polonistica all’Università Jagellonica di Cracovia, dove vive e lavora. È stato redattore del settimanale Tygodnik Powszechny. Assieme ad altri esponenti della poesia polacca contemporanea come Marcin Baran, Marzena Broda e Jacek Podsiadło proviene dalla Generazione Brulion, così chiamata dall’omonima rivista letteraria e culturale che fu tra il 1986 e il 1999 la vetrina delle nuove tendenze artistiche nazionali. Ha pubblicato numerose raccolte di poesie, tra cui Zimne kraje (Paesi freddi, 1992), Schizma (Scisma, 1994), 37 wierszy o wódce i papierosach (37 poesie sulla vodka e le sigarette, 1996), Trzecia połowa (La terza metà, 1996), Pieśni profana (Canti di un profano, 1998), Wiersze wyprane (Poesie lavate, 2002), Nieczynny (Chiuso, 2003), Muzyka środka (La musica di mezzo, 2006).
È fondatore, leader e cantante del gruppo rock Świetliki (Le lucciole). È stato insignito di vari riconoscimenti, quali il premio Georg Trakl (1991), il premio della Fondazione Kościelski (1996), il premio Jan Twardowski (2007) e il premio letterario Gdynia (2009).
In Italia alcune sue poesie sono apparse, nella traduzione di Grzegorz Kowalski, sulla rivista «Pagine», 3 (XIV), settembre-dicembre 2003. Una scelta di suoi componimenti, tradotti da Alessandro Amenta, è contenuta nell’antologia Inattese vertigini (Udine, Forum, 2010).
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