SOLO UNO SLOTY di Silvia Golfera

MUSICA
Ma oltre lo sguardo
tersa riluce
l’ombra di un tetto
come in uno specchio.
S’infiamma
opaco
dove non с’è respiro.
Solo uno zloty, Signore.
MUSICA
Nella notte abbagliante
dove uccelli
senza volo
nel vibrare dei vetri,
mentre l’aria sibila l’affanno
e il fumo gocciola dal cielo.
Quali passi morivano nel buio
quali passi sordi
a colmare per sempre quella notte
a strappare per sempre
un prima
e un dopo.
Solo uno zloty, Signore.
MUSICA
Nella pallida nebbia
che il sole già corrode
un fremito gioisce
nello stento vagare.
È pesante il cuore
come un soffio.
E com’è largo ogni sorriso
più largo, più largo ancora
del vuoto che sfiorisce.
Non è nostalgia
che artiglia.
Solo uno zloty, Signore.
MUSICA
Eppure
passeggiare ancora
a caso
dentro il bosco
scortecciare la parola
raccogliere gocce di terra
sigillate.
Senza pensare a sera.
Senza nulla da offrire
tranne la libertà
di raccontare.
Solo uno zloty, Signore.
MUSICA
Era profonda e calma la voce
come una notte tiepida d’estate.
Giungeva da fuori all’imbrunire
fiume spento nel giorno che declina.
É un regalo d’autunno
anche il silenzio
bocche fragili
conche bianche.
Solo uno zloty, Signore.
MUSICA
Rullarono parole
a rotta di collo
nel mattutino arrancare
sul sagrato nero,
nello sfiorire del tuono
nel dicembre obsoleto.
Non fare abiura, chè sanguina ancora.
É un silenzio che sporca
che storce
la bocca muta
paccottiglia,
passita rêverie
Eppure
se lo sguardo
s’accendesse un istante
un istante …
Solo uno zloty, Signore.
MUSICA
Se gli occhi immensi della giovinezza
esplodessero ora
mutilati
nella pietra
e notte e fango e piombo.
Non occorre granchè
per soffrire, o per gioire.
Basta un viso comune
e il passo svelto
di chi teme.
Basta lo sguardo incerto
di chi sente
una mano che stringe.
Solo uno zloty, Signore.
MUSICA
Profuma il dolore incalzante
di battenti scagliati contro il vuoto
il vibrare metallico del vetro,
il passo che rimbomba
e che divora.
É un dolore da poco
e niente lo raccoglie.
Solo uno zloty, Signore.
MUSICA
Dalla finestra sventrata
sale l’incanto
di una foschia leggera
ingiallita di sole
a carezzare i tetti scoloriti
e le grondaie ferrose
dove i colombi
gonfi di piume
attendono.
Solo uno zloty, Signore.
MUSICA
Non si deve sostare
non si deve guardare
e l’occhio storto
siede laggiù
assieme a un vagabondo
Una lucina sbianca
Nessuna nota sgorga.
Solo uno zloty, Signore
MUSICA
É passato tanto tempo.
Riconosco la strada,
e il marciapiede
e il lampione
e le facciate
che si velano
e l’ombra
e il sole
che ritorna
sempre.
Neanche a scortecciarlo
scorza di volto
scorza.
Ed il ricordo stanca.
La voce non canta,
l’aria non canta
le mani serrate,
lo sguardo
lo sguardo.
Nell’autunno ruvido.
le scarpe impiastricciate
cadevano al suolo
nude e cieche.
Solo uno zloty, Signore
MUSICA
Riconosco il dolore
che inzuppa le ossa
più dell’acquazzone.
Tanto silenzio da sfogliare.
Non ti potrai sottrarre
alla sorpresa
di ritrovare
la stazione vuota,
gli sportelli a sbattere
nel fischio di partenza,
il ghigno immortale
Solo uno zloty, Signore
MUSICA
A chi potrei narrare
tutti i prodigi
di chi non sa morire
nè tornare?
Sgranare gli anni
Sgranare, sgranare
quasi non fa rumore.
Riconosco quel treno
coi visi che macchiano
la ruggine
nell’ultima stazione
nella gola del mondo,
nella gola del mondo.
Solo uno zloty, Signore
MUSICA
Stelle bianche sul selciato
s’attaccano alle suole
che profumano cielo
ed i ricordi si sfrangiano
Noi sconosciuti
intrecciamo candele
Una polvere amara
a turbinare, cenere chiara
che si scioglie accanto,
o in sogno
o desiderio
o incanto.
Anch’io
fuori orario
scendo a tessere
addii
con altri addii
E la vita s’accende ancora.
MUSICA
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Ancora, echeggiano suoni, salvifica poesia che s’apre…un incanto questa lettura.
Tiziana T.